Il consulto tarologico perfetto

Esiste il consulto tarologico perfetto? Quali ne sono le caratteristiche fondamentali? E’ una domanda che mi sono posta qualche giorno fa, quando una persona a me molto cara, ma anche da me fisicamente molto lontana, mi ha chiesto di aiutarla a fare chiarezza su una questione che la angustiava attraverso una lettura di Tarocchi. Volendo sempre offrire a chi mi interpella la migliore esperienza tarologica possibile, mi sono soffermata a riflettere su quali possano effettivamente essere le condizioni ottimali in cui interagire con chi desidera un consulto.

Prendendo a riferimento un criterio spaziale, possiamo dire, in prima battuta, che l’effettuazione dei consulti può avvenire secondo due modalità:

  • in presenza: consultante e tarologo si trovano entrambi nel medesimo luogo fisico;
  • a distanza: consultante e tarologo si trovano in luoghi diversi.

Mentre il consulto in presenza è necessariamente sempre sincrono, quello a distanza può presentarsi come sincrono o asincrono, a seconda che i soggetti coinvolti siano contemporaneamente attivi o meno. In questo caso, il criterio assunto è temporale.

1) il consulto a distanza (cad)

Il consulto è “a distanza” quando, come detto, consultante e tarologo non condividono lo stesso ambito spaziale e si trovano, pertanto, in luoghi diversi più o meno lontani tra loro. In ogni caso, vi è l’impossibilità di condividere lo stesso spazio fisico. Analizziamo in dettaglio le due tipologie sopra ricordate:

  • consulto a distanza sincrono: è il più simile a quello in presenza, è un consulto, potremmo dire, quasi perfetto. Durante il suo svolgersi, le persone coinvolte sono lontane ma hanno entrambe la possibilità di intervenire simultaneamente, dialogare, porsi reciprocamente delle domande di chiarimento, approfondire aspetti particolarmente rilevanti ai fini della corretta lettura del tiraggio. Il CAD sincrono può essere visivo, quando si utilizzano mezzi di comunicazione che consentono non solo di ascoltarsi, ma anche di vedersi (Skype, videochiamata, incontro su piattaforme varie di videoconferenza e simili), e non visivo, quando ci si telefona normalmente o si chatta in contemporanea. Il CAD sincrono, visivo e non, è un buon succedaneo del consulto in presenza, poiché, come quello, permette di lavorare sulla domanda e di “aggiustarla” ove ve ne fosse la necessità, di interagire continuamente operando insieme sull’interpretazione dei simboli, di addivenire a una lettura che è frutto di un procedimento dialettico e di co-creazione tra tarologo e consultante. Se anche visivo, il CAD offre in più la possibilità al tarologo di prendere, almeno in parte (si ha accesso alla visione di una porzione limitata del corpo dell’interlocutore), coscienza del non verbale utilizzato dal consultante, elemento che, insieme al verbale e al paraverbale, concorre a comporre un quadro comunicativo esauriente e completo in favore del tarologo stesso. In via generale, si può ritenere che il CAD sincrono sia una valida alternativa nel caso in cui non si possa espletare un consulto in presenza, ma rimane il fatto che alcuni passaggi tipici di quest’ultimo possono difficilmente essere replicati a distanza, ad esempio il mescolamento e l’estrazione delle carte dal mazzo, che io, personalmente, lascio sempre eseguire al consultante, per il quale, peraltro, anche avere continuamente sotto agli occhi le lame sortite è un elemento importante nel corso del consulto, cosa di difficile realizzazione quando ci si avvale di un medium tecnologico. A tutto ciò, aggiungerei la sottolineatura della mancanza della cosa più banale, vale a dire la vicinanza fisica: un corpo si muove, occupa uno spazio, emana calore, ha un odore, e anche tutto questo è parte – ma qui non trova il suo spazio – della relazione tarologica. In definitiva, il CAD, pur nella sua più completa e performante versione, non riesce comunque a eguagliare la compiutezza di un’esperienza vissuta in presenza;
  • consulto a distanza asincrono: è quello che andrebbe maggiormente evitato poiché, per chi pratica la tarologia, si tratta della modalità che più si avvicina alla cartomanzia. Il CAD asincrono, innanzitutto, si verifica allorquando consultante e tarologo sono non soltanto fisicamente lontani, ma anche temporalmente “disconnessi” l’uno dall’altro: la loro partecipazione al consulto non si svolge in contemporanea, bensì in differita; il consultante invia la sua richiesta al tarologo via mail, o con un qualsiasi tipo di messaggio privato, e resta in attesa di una risposta alla propria domanda. Gli svantaggi di un simile sistema sono piuttosto evidenti: in primo luogo, non c’è possibilità di riflettere sulla corretta formulazione del quesito; a meno che il consultante non sia già edotto sul tema, è assai probabile che elabori la propria domanda in modo inappropriato, quando non del tutto errato (per esempio, formulandola al futuro o in maniera tale da ricevere un sì o un no come risposta). L’interazione con il tarologo nel momento della formulazione della domanda è un passaggio fondamentale, poiché condiziona l’intera lettura e può indirizzarla in senso divinatorio ovvero introspettivo, dando luogo a due esperienze interpretative completamente diverse. In secondo luogo, è del tutto assente qualsiasi forma di contatto e di interazione tra consultante e tarologo: al di là e a integrazione della comunicazione verbale scritta, non ci sono tracce né di non verbale, né di paraverbale, venendo così a mancare la parte preponderante degli elementi essenziali della comunicazione. In terzo luogo, il tarologo rende la lettura – che, dunque, non sarà nulla più che una mera ipotesi interpretativa – sulla base dei soli elementi simbolici e archetipici a disposizione, fornendone un’interpretazione stereotipata e standardizzata che, pur potendo non essere inesatta, può però rivelarsi non aderente e non pertinente al vissuto del consultante. Certamente, si tratterà di una lettura estremamente generica e, soprattutto, incompleta, in quanto mancante di tutto l’apporto biografico individuale che solo l’intervento attivo del consultante durante lo svolgimento del consulto può fornire, così contribuendo alla costruzione della narrazione simbolica più confacente rispetto alla sua situazione personale. Il CAD asincrono è, per il tarologo avveduto e consapevole, un territorio di confine, un ibrido complesso da gestire: è tarologia per la direzione introspettiva che, comunque, si intende imprimere alla lettura, ma è cartomanzia per la modalità unilaterale con cui essa viene effettuata, non costituendo il prodotto di un procedimento dialogico, ma di un’attività interpretativa proveniente dal solo tarologo, che, dunque, avrà bisogno di un feedback a posteriori da parte del consultante (ammesso che abbia il coraggio di chiederlo).

Nell’approccio tarologico, non si può assolutamente prescindere dal contributo argomentativo offerto dall’interrogante nel corso del consulto. L’interpretazione finale è sempre il frutto di un processo di co-creazione di senso agito congiuntamente da tarologo e consultante.

2) il consulto in presenza (cip)

Il consulto è “in presenza” quando entrambi i soggetti coinvolti – tarologo e consultante – si trovano nello stesso luogo fisico e collaborano attivamente alla co-creazione del senso più appropriato da attribuire alla sequenza simbolica che le lame pongono alla loro attenzione. Si è insieme nel tempo e nello spazio, ciò che rende il CIP il consulto tarologico perfetto. La domanda può essere correttamente formulata grazie all’aiuto qualificato del tarologo, il consultante partecipa concretamente al procedimento mescolando ed estraendo le carte, la lettura promana dall’interazione continua tra i due, non c’è bisogno di feedback perché si perviene congiuntamente al miglior esito interpretativo possibile. In tutto questo, il tarologo è fisicamente prossimo al consultante e può, pertanto, avere contezza anche delle più piccole e impercettibili variazioni del suo stato fisico ed emotivo ed entrare in piena empatia con lui. Il consulto in presenza costituisce, senza dubbio, la situazione ottimale in cui operare. L’intimità della vicinanza e del contesto in cui esso si svolge, infatti, predispone all’apertura e al fluire dei pensieri e delle emozioni, rendendo questa esperienza un piacevole momento di confronto e introspezione.

Il consulto tarologico ha proprie regole che, spesso, persino i tarologi ignorano, alimentando la confusione già esistente tra i due diversi ambiti della tarologia e della cartomanzia.

Il consulto tarologico ha le sue regole, come spiego diffusamente in “Taronomia. Principi, metodo e deontologia della pratica tarologica” (Youcanprint, 2020), e se si desidera realmente sgombrare il campo in via definitiva da tutti gli equivoci cartomantici che ancora oggi permeano l’esercizio della tarologia (gli stessi “tarologi” danno adito a più di un dubbio in proposito) è necessario prendere coscienza dei meccanismi di funzionamento e della metodologia che informano la disciplina.

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