Taronomia: i Tarocchi tra arte e norma

Ho coniato il termine “taronomia“, che nasce dall’unione di tarot e nòmos, per indicare indicare quel complesso di principi e regole che disciplinano la pratica tarologica così come essa si esprime, in particolare, nel consulto tarologico. Se con il termine tarologia identifichiamo non lo studio in generale del Tarot, bensì una specifica finalità d’uso dello strumento, rivolta alla crescita e all’evoluzione personale, in contrapposizione alla cartomanzia, in cui l’utilizzo è volto alla previsione del futuro, con il termine taronomia indichiamo le modalità con cui tale scopo viene perseguito.

La taronomia è quel complesso di principi e regole che disciplinano la pratica tarologica così come essa si esprime, in particolare, nel consulto tarologico.

Sono fermamente convinta che la pratica tarologica si nutra in pari misura di intuizione e razionalità: da un lato, è indubbio che i Tarocchi attivino aree del cervello che, di norma, vengono scarsamente sollecitate, ciò che determina quell’effetto “magico” che qualcuno vorrebbe indebitamente e furbescamente ascrivere al mazzo di carte o, nella peggiore delle ipotesi, a presunte e indimostrabili capacità sovrannaturali di chi effettua la lettura; dall’altro, i Tarocchi costituiscono un linguaggio simbolico che possiede proprie regole interne di struttura e di lettura che vanno acquisite e padroneggiate, allo stesso modo in cui è necessaria una conoscenza di specifici assunti teorici di base che consentano un approccio consapevole allo strumento.

La lettura del Tarot non può essere tutta “pancia” e “sensazione”. Essa è solo in parte un’Arte, così come lo sono la Musica, la Pittura, la Poesia. A meno che non si sia la reincarnazione di qualche grande artista del passato o non si possieda un talento fuori dal comune, è abbastanza improbabile che ci si possa improvvisare musicisti senza conoscere le regole della musica, o pittori senza conoscere quelle della pittura, o poeti senza conoscere quelle della lingua. Certo, si può sentire di avere un’attitudine, una predisposizione, una vocazione irresistibile che chiama a sé, ma anche in tali casi le capacità hanno bisogno di radicarsi in uno studio serio e profondo degli strumenti che si intende utilizzare, affinché questi si facciano veicoli di espressione, canalizzazione e amplificazione delle capacità naturalmente possedute. Un gran numero di operatori del settore ritiene che non esistano e non debbano esistere regole, che ciascuno debba seguire solo il proprio sentire, che non si possa costringere la pratica all’interno di un recinto di “norme” di utilizzo preconfezionato, che debba vigere il massimo grado di libertà nell’esercizio della tarologia. Personalmente, concordo soltanto in parte con simili affermazioni: l’anarchia che segue a questa impostazione libertaria produce – anzi, ha già ampiamente prodotto – molte conseguenze nefaste, come il proliferare di ciarlatani, l’impossibilità di distinguere gli improvvisati dagli studiosi seri, lo sfruttamento dello strumento a meri fini di sopravvivenza per chi non ha alternative lavorative e pensa che basti imparare due o tre parole chiave per ogni carta per poter iniziare a “esercitare” e sbarcare il lunario senza un minimo di professionalità.

Non si creda che dotare una disciplina di regole equivalga a ingessarne l’esercizio attraverso una serie di limiti e imposizioni che tolgono libertà a chi la pratica; al contrario, senza un contesto regolativo minimo di riferimento, non c’è tutela né del tarologo – che non ha un cordone protettivo di oggettività a guidarne l’operato – né del consultante – che non ha alcuna sicurezza e garanzia in ordine alle modalità di svolgimento del consulto. Sono fermamente convinta che la libertà del praticante si fermi davanti al rispetto della persona del consultante nella sua interezza e nella sua dignità; chi chiede un consulto tarologico ha il pieno diritto di interfacciarsi con un interlocutore serio, preparato e capace di gestire gli aspetti comunicativi, pragmatici ed emotivi della relazione, seppur breve, che si instaura tra i due.

La libertà più grande non si manifesta nell’assenza totale di regole, bensì in una loro adeguata presenza a salvaguardia delle posizioni di tutti i soggetti coinvolti.

D’altronde, è il concetto stesso di “disciplina” che presuppone e richiede l’esistenza di un metodo, di norme, di contenuti organizzati secondo specifici criteri, di un complesso di regole che informano l’agire di chi la pratica: se ci si vuole riferire alla tarologia come a una disciplina, dunque, è necessario iniziare a dare una sistemazione organica a quei frammenti di esercizio della pratica tarologica che già esistono, ma che sino a oggi non hanno ancora trovato un’organizzazione ordinata e compiuta. 

Nel mio ultimo libro, “Taronomia. Principi, metodo e deontologia della pratica tarologica“, ho tentato di ordinare e mettere a sistema gli studi fatti e le conoscenze acquisite in materia, a cavallo tra psicologia, filosofia e semiotica, e, nonostante l’importante sforzo ricostruttivo compiuto, resto pienamente consapevole della sua incompletezza. Quanto scritto è frutto di anni di studi, pratica, letture, confronti, conferenze, dibattiti sul tema dei Tarocchi. Nonostante la lunghezza e la densità del contenuto, però, non posso che considerarlo come un semplice inizio di cammino. Desideravo da tempo raccogliere l’esperienza accumulata per poterla condividere con altri appassionati del tema e per aprire nuovi orizzonti di riflessione, di cui mi sembra ci sia molto bisogno.

L’intenzione è stata, sin dall’inizio, quella di tentare una prima sistemazione organica di ciò che ruota intorno alla tarologia, individuando un nucleo di principi, strumenti e regole volti non all’utilizzo predittivo, bensì introspettivo di questo particolarissimo mazzo di carte. Non un lavoro da poco, reso ancor più complesso da una cronica mancanza di tempi fissi da dedicare alla scrittura. Ad ogni modo, il risultato, dopo un lungo periodo di gestazione, finalmente giunge nelle mani del lettore, che spero possa trarre qualche beneficio da quanto raccolto all’interno del volume.

Si tratta di un lavoro composito e per molti versi originale, poiché, come si avrà modo di vedere, propongo una sistematizzazione inedita degli Arcani e metto in discussione teorie oggi date per scontate. Credo, infatti, che, se non si prova a muovere qualche passo in una diversa direzione, i Tarocchi rimarranno per sempre legati a quel folklore popolare che li ha resi destinatari soltanto di scherno e dileggio, non invece della dignità culturale che essi meritano.

Acquista il libro su:

28 luglio – 8 agosto 2020: Taronomia è al primo posto su IBS!

*** Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo con le tue amiche e i tuoi amici. Grazie. 🙂 ***

Print Friendly, PDF & Email