Un mazzo non vale l’altro (50 e più sfumature di Arcani)

Il primo problema in cui ci si imbatte quando si desidera incamminarsi sulla “via dei Tarocchi” è la scelta del mazzo da utilizzare. Giustissimo. Un mazzo, come vedremo, non vale l’altro. Il mercato, oggi, è ricchissimo di offerta, di qualità più o meno alta, certamente sempre molto fantasiosa e stimolante: basta fare una semplice ricerca in Rete per rendersi conto che la disponibilità è quasi illimitata. Personalmente, considero il 90% dei mazzi esistenti oggetti da collezione, inservibili ai fini di un utilizzo tarologico serio e continuativo, benché, come spiegherò in questo breve articolo, una qualche utilità ritengo possano effettivamente averla.

Com’è noto, i mazzi più usati nelle letture sono essenzialmente due: i Tarocchi di Marsiglia e i Rider-Waite. Già soltanto osservando questi, si può notare la forte diversità dell’impronta iconografica che li caratterizza. Potremmo aggiungere il mazzo dei Visconti-Sforza e quello del Wirth, per esempio, e ci accorgeremmo subito che, pur trovandoci di fronte al medesimo oggetto, avente la medesima struttura e raffigurante gli stessi archetipi, dalla loro osservazione trarremmo delle sensazioni anche molto diverse, variabili al variare della “atmosfera generale” che pervade il complesso delle carte (avete un fulgido esempio di quanto incida il mood grafico delle carte nel celebre romanzo di Italo Calvino, Il castello dei destini incrociati, Einaudi, 1973, sul quale rinvio alle considerazioni espresse nel mio articolo precedente e nel mio saggio). La sensazione si farebbe più netta e precisa nel momento in cui andassimo a esaminare con attenzione le singole lame, rilevando nitidamente come la rappresentazione grafica dell’archetipo venga diversamente declinata nei vari mazzi considerati. Tutti i mazzi sono informati allo stesso canone, ma ciascuno di essi è permeato da una propria individualità simbolica che l’interprete non può ignorare. L’attenzione alle sfumature di senso è uno degli elementi che, a mio parere, caratterizzano una lettura di qualità. Un mazzo non vale l’altro. Un lettore non vale l’altro.

Prendiamo l’Imperatore:

L’Imperatore nei Tarocchi di Marsiglia, nei Rider-Waite, nei Wirth, nei Visconti-Sforza,
negli Shadowscapes, nei Mondays

Nella foto, l’Arcano IV è ritratto in sei modi differenti, in posizioni differenti, con caratteristiche fisiche differenti. Eppure sono tutte rappresentazioni dello stesso tema archetipico. Cosa cambia? La sfumatura di senso. Esaminiamo qualche dettaglio, partendo dalla posizione: l’Imperatore è variamente ritratto con lo sguardo rivolto in tutte le direzioni possibili, a sinistra, a destra, al centro, ma anche in piedi e seduto. Ciò significa che a cambiare, nella lettura di una sequenza di carte in cui questa si trovasse inserita, non sarebbe solo la semantica, ma anche la sintassi. Rivolto a sinistra, dà l’idea di una stabilità intesa come conservazione dello status raggiunto, con un tenace attaccamento emotivo alle condizioni passate che hanno permesso di ottenere certi risultati e un certo grado di autocompiacimento per i traguardi che si sono ottenuti. Rivolto a destra – qui, solo nei Visconti-Sforza – indica ancora la stabilità raggiunta (ha anche il “mondo” in mano, a testimoniarlo), ma con lo sguardo verso il futuro, per cui sembra esservi il tema del progredire, dell’andare avanti, del non crogiolarsi sugli allori. Una stabilità proiettata oltre, un trampolino di lancio. Rivolto frontalmente, pare totalmente padrone del momento presente, centrato su se stesso, nel qui e ora. In particolare, negli Shadowscapes e nei Mondays, si nota un importante riferimento al mondo naturale e animale: nei primi, il corpo dell’Imperatore è un tronco, a suggerire un’idea di stabilità come radicamento, presenza, contatto profondo con la materia e con i propri bisogni fisici, nei secondi il nostro protagonista indossa un mantello di pelle d’orso, a indicare coraggio, leadership, controllo delle forze primordiali e animalesche. In quasi tutti i mazzi qui osservati, l’Imperatore è raffigurato come un uomo giovane e aitante, a sottolineare il vigore fisico e il legame con il mondo materiale; solo nei Visconti-Sforza è un uomo chiaramente anziano con la barba bianca, forse a suggerire che per regnare occorrono saggezza ed esperienza.

Molte altre considerazioni potrebbero essere fatte, ma penso che quelle già presentate siano sufficienti a chiarire perché un mazzo non vale l’altro. La rappresentazione figurale e i simboli sono ciò che veicola l’archetipo all’occhio e alla coscienza di chi osserva, pertanto è di fondamentale importanza riconoscere quale sfaccettatura dell’archetipo in questione i simboli ci stiano mostrando e attraverso quale concreta raffigurazione. Il confronto effettuato a titolo esemplificativo sull’Imperatore andrebbe ripetuto per tutti gli Arcani e, volendo, su un numero anche più esteso di mazzi. Non è un lezioso passatempo, si badi, bensì un esercizio molto valido per allenare molteplici abilità:

  • acuisce l’osservazione, costringendo a guardare tutte le immagini con attenzione;
  • amplia e affina la propria visione interpretativa dell’Arcano;
  • aumenta la sensibilità personale nel cogliere le sfumature simboliche dell’archetipo raffigurato, arricchendo e precisando le letture;
  • spinge all’utilizzo di un linguaggio appropriato rispetto alla sfumatura di senso veicolata (in questo, la padronanza della lingua italiana, ricchissima di vocaboli, aiuta davvero molto).

Riassumendo, per avere uno sguardo il più aperto possibile di fronte all’interpretazione degli Arcani, componeteli davanti a voi come in una sorta di quadro sinottico, osservate con attenzione le figure e cercate di capire che impatto hanno sulla vostra psiche: è lo stesso davanti a tutte? La rappresentazione grafica è uguale in tutti i casi o ci sono elementi di sostanziale differenza? Se sì (ed è certo che è sì, come abbiamo realizzato), quali sono? Cosa vogliono comunicare? Annotate le vostre osservazioni e ripetete per tutti gli Arcani.
E’ un esercizio di comprensione avanzata del linguaggio delle carte utile a comprendere che, pur davanti a uno stesso archetipo, differenti possono essere le sfumature di senso da attribuirgli in aderenza alla realizzazione grafica e simbolica che ne viene proposta. Un bravo lettore è un tutt’uno con il mazzo di cui ha scelto di servirsi, lo conosce nei minimi particolari e il gioco del confronto si rivela proficuo anche in questo senso, cioè al fine di scegliere il mazzo di carte più affine alla propria sensibilità.
Se è vero che tutti i mazzi di Tarocchi condividono lo stesso canone archetipico e strutturale, non è vero che tutti i mazzi vanno letti allo stesso identico modo: le sfumature sono importanti e un bravo lettore deve tenerne conto. A fronte di codici grafici diversi, dettati dal tema principale che l’illustratore ha scelto, anche il linguaggio dell’interpretazione potrà subire delle variazioni significative. Certo, difficilmente uno stesso Arcano, pur rappresentato in modi differenti, condurrà a interpretazioni radicalmente incompatibili tra loro, ma la lettura dei Tarocchi è un lavoro di fino, non una grezza e grossolana offerta al pubblico di significati da supermercato.

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