A carte scoperte. O no?

In questo breve contributo, vorrei riflettere sulle diverse modalità di utilizzo degli Arcani in un consulto.

Normalmente, il consultante, sollecitato del tarologo, estrae casualmente un tot di carte dal mazzo. Il caso – che per alcuni è sincronicità, concetto su cui nutro forti dubbi, e rispetto ai quali rinvio alla lettura del mio “Taronomia” – guida la mano e apre a scenari narrativi del tutto imprevedibili. Il procedimento a carte coperte è la regola e, a mio avviso, costituisce una delle principali ragioni che spingono gli individui a rivolgersi a questo tipo di esperienza: la possibilità di giocare, di contattare la propria parte bambina, di stupirsi davanti a un evento mai predeterminabile a priori.

Esiste, tuttavia, un’altra possibilità di condurre un consulto, cioè lavorare a carte scoperte, lasciando che sia il consultante a scegliere intenzionalmente e consapevolmente gli Arcani con cui narrare la propria storia. In questa modalità, l’elemento sorpresa dato dall’estrazione casuale viene completamente a mancare, ma possono ugualmente aprirsi sentieri di comprensione profondi e illuminanti.

Esaminiamo i pro e i contro di ciascun metodo.

1. Carte estratte a caso

PRO: l’estrazione casuale delle carte predispone ad accogliere l’ignoto, l’imprevisto, l’imponderato. L’elemento ludico, lo stesso che ritroveremmo in una partita di poker o di briscola o di qualunque altro gioco in cui “il destino mescola le carte e noi giochiamo”, per dirla con Schopenauer, agisce da eccitante sulla psiche del giocatore/consultante, cui non è dato sapere in anticipo la sorte che le carte gli riservano. Una volta che le carte siano stese sul tavolo ancora coperte, la tensione si fa palpabile e genera un senso di attesa in cui aspettativa, timore e curiosità si mescolano tra loro a formare quella magica miscela che rende entrambi gli attori del consulto estremamente attenti e focalizzati.

In secondo luogo, e sulla scia di quanto ora detto, estrarre casualmente le carte apre alla necessità di costruire ex post una narrazione fino a quel momento del tutto sconosciuta, che ben può non corrispondere all’idea di risposta ideale del consultante o che, diversamente, lo sollecita su temi e questioni per lui scomodi o disagevoli. L’interpretazione di una stesa estratta, in questo senso, ha il grande pregio della scoperta: non sappiamo prima a cosa andremo incontro, ma, una volta che le carte sono state tirate a sorte dal mazzo e la mappa è stata tracciata, quello, e non un altro, è il cammino di senso che dobbiamo percorrere, immaginando collegamenti tra le varie lame, intercettando ponti, stradine, vie sotterranee, cavità nascoste che le uniscono le une alle altre fino a formare un iter narrativo coerente che abbia un inizio, uno svolgimento e una fine.

In terzo luogo, l’estrazione casuale delle lame produce un effetto sorpresa che il consultante, molto spesso, non si aspetta. Questo lo trascina fuori dalla sua zona di comfort per condurlo a esplorare nuove possibilità di consapevolezza e conoscenza di sé, espandendone la coscienza e la visione rispetto al proprio problema.

CONTRO: benché il sistema dell’estrazione casuale sia di gran lunga quello più utilizzato, esso non è esente da aspetti critici. In questa modalità, innanzitutto, la disponibilità del consultante a percorrere sentieri impervi, pericolosi e accidentati deve essere massima. Dev’essere accolta sin dal principio l’idea che l’esito del consulto possa non essere conforme alle aspettative, con la precisazione che ciò non ne inficia l’efficacia ma, semmai, la irrobustisce.

Inoltre, la ricerca dei collegamenti tra gli Arcani in aderenza al vissuto del consultante implica da parte di quest’ultimo significative capacità immaginative, di metaforizzazione e di simbolizzazione, che non tutti hanno: in tal caso, l’intervento del tarologo sarà necessariamente più incisivo che in altre circostanze, ma sempre nella consapevolezza che la bontà del consulto dipende dalla qualità del coinvolgimento della persona che lo chiede.

Da ultimo, e come considerazione residuale ed esterna rispetto all’uso di essa nella pratica tarologica, l’estrazione casuale presta il fianco ai detrattori della lettura di carte, che vi vedono la prova provata che i Tarocchi altro non siano che un giocherello per trascorrere del tempo. Anche questa è un’obiezione cui ho risposto con dovizia e ampiezza di argomentazioni in “Taronomia“, al quale rinvio per approfondimenti.

CON CHI FUNZIONA: questo metodo si rivela particolarmente efficace nell’interazione con persone estremamente razionali, immerse in un loop di pensieri da cui faticano a uscire, o che credono di sapere già tutto sulla propria situazione e che cercano dalla lettura una mera conferma alle proprie convinzioni. L’effetto spiazzante dell’estrazione a caso genera una benefica crepa nel guscio protettivo delle sicurezze del consultante che, bonariamente aggredito dall’irrompere del caso nella sua inattaccabile visione del mondo, si trova costretto ad attivare risorse mentali inedite per fare fronte alla nuova narrazione ora emersa.

2. Carte scelte

PRO: nella scelta intenzionale delle carte, non c’è, almeno apparentemente, spazio per l’imprevisto. In questo caso, il consultante agisce sul mazzo a carte scoperte, scegliendone una o più, secondo le indicazioni del tarologo, man mano che il dialogo si dipana e appare possibile individuare al suo interno momenti particolarmente significativi da narrare mediante il simbolismo delle carte. La scelta consapevole degli Arcani ha il grande vantaggio di rendere manifesto il percorso interiore che conduce il consultante alle carte: questo modo di procedere ne svela, infatti, i meccanismi di pensiero, rende chiaramente osservabili a entrambi i soggetti coinvolti i termini in cui la questione viene percepita e vissuta e consente di lavorare su eventuali proiezioni, bias cognitivi o false credenze che prendano corpo nel corso dell’esperienza.

In secondo luogo, decidere attraverso quali carte raccontarsi evita l’accidentale impatto con carte tradizionalmente “ostiche” allo sguardo dell’osservatore, come, ad esempio, l’Arcano senza nome, il Diavolo, la Torre: quando compaiono in un’estrazione casuale di carte, possono indurre la persona a un moto di timore che la porta, seppur non sempre consciamente, a ritirare la propria disponibilità al dialogo, così da vanificare gli sforzi fatti fino a quel momento. Se, invece, è il consultante stesso a individuarle come simbolicamente significative nella sua storia, si può presumere che esse non suscitino nei suoi confronti emozioni particolarmente violente o negative e che il loro focus narrativo appaia tanto significativo da consentire di trascendere il loro inquietante aspetto.

CONTRO: la scelta consapevole delle carte non presenta grandi contro, se non il rischio che il consultante tenda a rimanere entro una sorta di zona di comfort che non gli provochi grandi scossoni emotivi ma, allo stesso tempo, neanche grande giovamento. Potremmo dire che qui si tenda a suonarsela e cantarsela ma – e arrivo a un punto centrale in questo tipo di procedimento – sta all’abilità del tarologo fare in modo che l’esperienza sia utile e fruttuosa, in primis sapendo cogliere i punti esatti in cui la narrazione verbale abbisogna di essere trasposta in narrazione figurativo-simbolica, in secundis sapendo ampliare lo spunto visivo sino a condurre il consultante in luoghi per lui inesplorati, in cui può allargare la propria visione e innalzare la propria consapevolezza rispetto al tema indagato. Lavorare a carte scoperte è molto più sfidante per il tarologo, perché la narrazione che si fa con gli Arcani si sviluppa strada facendo e non prevede tappe fisse, in quanto condizionata dall’andamento del dialogo tarologo-consultante.

CON CHI FUNZIONA: questo approccio è particolarmente adatto alle persone che faticano a esprimersi verbalmente o che appaiano confuse riguardo alla questione che intendono esplorare, poiché consente di esprimersi tramite il supporto delle immagini e di fissare dei punti fermi su cui focalizzare l’attenzione. È altresì efficace con consultanti che si mostrino ansiosi o a disagio: l’idea di avere il controllo sulla scelta delle carte è sempre molto tranquillizzante.

Concludendo

I due metodi sopra descritti, se ben utilizzati, risultano entrambi estremamente efficaci nella conduzione di un consulto tarologico. In particolare, il secondo è molto apprezzato negli interventi di vero e proprio counseling. Ho pensato fosse interessante individuare categorie di soggetti rispetto alle quali l’uno e l’altro modus operandi funzionano al meglio, ma è opportuno chiarire che la linea di demarcazione non è mai così netta e che all’interno di uno stesso consulto può darsi la necessità di utilizzarli alternativamente entrambi, a seconda dello sviluppo dell’interazione tra tarologo e consultante. Questo presuppone una certa sensibilità da parte del tarologo: più conoscenza ed esperienza possiede, maggiore sarà la sua disinvoltura nello spostarsi da una modalità all’altra al fine di massimizzare i benefici del consulto.

Print Friendly, PDF & Email