Per una lettura della crisi attuale attraverso gli Arcani Maggiori

Gli Arcani Maggiori dei Tarocchi non sono semplici raffigurazioni colorate su carta, bensì contenitori di energie e situazioni archetipiche che parlano del nostro vivere quotidiano e attraverso le quali possiamo interpretare la realtà. La loro forza sta nella loro indeterminatezza, nella loro capacità di evocare e narrare emozioni, situazioni, persone del nostro inconscio personale: dalla dimensione archetipica universale a quella simbolica individuale.

In questo difficilissimo momento storico, gli archetipi dei 22 Arcani Maggiori sono praticamente tutti in costellazione – vale a dire, accesi, attivi – nell’inconscio collettivo e sollecitano l’inconscio personale narrando simbolicamente le difficoltà, le paure, ma anche le risorse che sono in campo nell’attuale emergenza globale. A darci lo spazio simbolico entro cui ci stiamo muovendo non può non essere il Mondo, date le dimensioni della crisi, ma esso esorta anche a comprendere che siamo tutti collegati gli uni agli altri e che, pertanto, i comportamenti individuali hanno un impatto e producono conseguenze sul resto dell’umanità: l’Arcano XXI ci chiama a un comportamento responsabile e, personalmente, ritengo stia proprio qui l’interpretazione più corretta del principio “tutto è uno”. La diffusione ormai planetaria del virus dimostra che, come possiamo giovarci di comportamenti individuali virtuosi, allo stesso modo possiamo pagare cara la loro mancata messa in atto. Non danneggiare gli altri è anche nel nostro interesse: come ci ricorda la Giustizia, avremo ciò che meritiamo, nel bene e nel male.

La Casa Dio, invece, rappresenta l’evento improvviso, inatteso e deflagrante che mette in crisi l’assetto ordinario delle cose, fa crollare vecchi schemi e destabilizza pesantemente la routine quotidiana, richiamata dalla Ruota della Fortuna, che qui si presenta nel suo aspetto rassicurante di ripetizione di comportamenti e azioni sempre uguali a se stessi, di comfort zone, di abitudini consolidate ora temporaneamente non esperibili. Su tutto, aleggia l’inquietudine portata dall’Arcano Senza Nome, che certamente, in questo specifico caso, purtroppo, porta con sé il tema della morte fisica, ma anche quello della necessaria eliminazione di tutto ciò che è superfluo al nostro vivere e della conseguente trasformazione di quanto resterà dopo l’inevitabile stravolgimento.

E’ l’Appeso il protagonista di questo tempo sospeso sul vuoto dell’attesa, e ci chiama non solo al necessario sacrificio dell’ego, ma anche a un cambio di paradigma e di prospettiva non più rimandabile: nella frenesia di un tempo dominato dall’impulsività dell’Imperatrice e dalla distruttività di un Carro completamente incapace di fermarsi, abbiamo dimenticato il valore della sosta e della riflessione interiore che la Papessa, il Papa e l’Eremita ci invitano, invece, a coltivare costantemente. In un mondo che va di corsa, è un paradosso che la salvezza possa provenire solo dal suo fermarsi.

Certo, non è facile. Le paure e l’egoismo della Luna e del Diavolo in noi ci inducono a comportarci in maniera irrazionale, spesso superficiale e incosciente, spinti dall’energia autoreferenziale e primitiva del Matto, ma è esattamente in simili frangenti che può venirci in aiuto l’abilità della Forza di dominare gli istinti più bassi per sublimarli a un livello di coscienza più elevato. Gli interventi di contenimento e di protezione sanitaria dei territori messi in atto dalle autorità pubbliche, simboleggiate dall’Imperatore, al fine di garantire quanto più possibile la salute collettiva, incarnata dal bellissimo angelo di Temperanza, possono davvero poco senza la fattiva e consapevole collaborazione di tutti i cittadini, che, uniti sotto l’egida della razionalità rappresentata dal Sole, attivano quelle risorse che il Bagatto interiore non smette mai di fornire nel momento del bisogno.

Stiamo vivendo una fase cruciale nella storia dell’umanità, i nostri figli e nipoti ne leggeranno sui libri di storia. Siamo al bivio in cui si trova l’Innamorato, combattuto tra il desiderio di tornare a un prima, che probabilmente verrà spazzato via in maniera definitiva e inesorabile dagli eventi, e un poi che promette di essere migliore ma che non è ancora distinguibile nei suoi reali contorni. In qualche modo, quando ne usciremo – ci rassicura il Giudizio – sarà un tornare al mondo, un rinascere a se stessi, un rispondere alla chiamata di quella vita che, in questi giorni densi e lenti, sembra quasi essersi fermata.

“Panta rei”, diceva Eraclito.

Presto torneremo “a riveder le Stelle“.

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