Dal Mago al Mondo, passando per una mandorla

L’Arcano XXI, come è noto, chiude la serie degli Arcani Maggiori dei Tarocchi ed è per questo che viene tradizionalmente associato ai temi del compimento, della realizzazione, del raggiungimento della mèta finale. Forse, potremmo anche dire della “chiusura del cerchio“, visto che l’elemento figurativo che balza immediatamente agli occhi è quel particolare derivato del cerchio che è la “mandorla“, la quale racchiude in sé l’immagine di una donna nuda danzante.

La mandorla, nella cultura medievale, era un motivo sacro particolarmente apprezzato, in quanto iconograficamente legato alla cosiddetta “vesica piscis“, simbolo di forma ogivale ottenuto da due cerchi dello stesso raggio, intersecantisi in modo tale che il centro di ogni cerchio si trova sulla circonferenza dell’altro.

Scrive Falcinelli nel suo “Figure” (Einaudi, 2020, 332): “Tra i motivi sacri c’è la mandorla (anche nota come vesica piscis), forma ancestrale, presente in culture diverse, dalla cristiana all’indù, carica di significati esoterici. Questa nasce dall’incontro di due circonferenze che si intersecano passando l’una per il centro dell’altra: il risultato è un’apertura, una vagina cosmica da cui si genera l’universo. (…) è la forma per eccellenza della nascita, del principio, dell’origine“.

File:Vesica piscis.svg - Wikimedia Commons

Due circonferenze che si intersecano, dunque. Due mondi che, unendosi, permettono la vita e il continuo inverarsi del suo ciclo. Non a caso, la mandorla del Mondo racchiude l’elemento femminile: quella che danza al suo interno è chiaramente una donna, nuda come si è tutti nel momento della nascita ma anche, a ben vedere, in quello della morte, in cui, di fatto, i vestiti, a chi se ne va, non servono più. Ecco che, allora, la mandorla diventa simbolicamente un passaggio, un canale che consente all’anima di incarnarsi e manifestarsi sulla Terra e, terminato il suo tempo e fatte le necessarie esperienze, di ritornare al Cielo, in un flusso ininterrotto di andate e ritorni che danno contezza di un’ineludibile eternità.

Nei Tarocchi di Marsiglia, questa idea di ciclo vita-morte è ben simboleggiata dal collegamento che si può instaurare tra l’Arcano I, il Bagatto, e l’Arcano XXI, il Mondo, entrambi due gradi uno nella numerologia delle carte, legati tra loro da una serie di analogie simboliche che testimoniano con piana evidenza l’inscindibile nesso tra l’inizio e la fine: nel primo, i quattro elementi – aria, acqua, terra e fuoco – sono rappresentati da oggetti presenti in ordine sparso sul tavolo del personaggio, come strumenti concreti da utilizzare lungo il cammino per realizzare il proprio progetto di vita; nel secondo, sono i quattro soggetti agli angoli della carta – i tre animali e l’angelo – a rappresentare quegli stessi elementi, ora trasformati e vivificati, parti attive dell’avvenuto processo di individuazione. Inoltre, entrambi i personaggi sono rivolti alla loro destra, con un’identica inclinazione del capo, in una simbolica consonanza di sguardi, e tengono una bacchetta nella mano sinistra, come a voler chiarire all’osservatore che si trova di fronte allo stesso individuo, il quale è cresciuto, ha integrato le due polarità, maschile e femminile, e ha sviluppato pienamente tutto il proprio potenziale di essere umano. Nel quinto e ultimo livello del quaternario, infatti, di cui parlo nel mio “Taronomia” (YCP, 2020, 91. Nel blog, qui), “le quattro energie sono al loro culmine, pronte per ricongiungersi finalmente nell’Arcano XXI, il Mondo. A questo stadio, l’Ego cede il posto all’Anima, che si avvia a concludere finalmente il suo ciclo. L’individuo contatta e sperimenta pienamente il Divino dentro di sé”.

C’è, infine, un ultimo particolare che lega le due carte: la mandorla. Se nel Mondo si tratta di un elemento assolutamente evidente, nel Bagatto l’occhio deve vagare alla ricerca del particolare, fino a trovarlo lì, in basso, in mezzo alle gambe del tavolo e del ragazzo, sotto forma di una sorta di foglia che fuoriesce dal terreno e campeggia esattamente nel centro della parte inferiore dell’Arcano. Scrive Jodorowsky (“La via dei Tarocchi“, 2014, 140): “La piccola pianta gialla che spunta tra i suoi piedi potrebbe essere il sesso della madre natura che lo ha dato alla luce: il Mago scende da un’altra dimensione per venire qui a cercare il proprio mondo, il proprio pubblico, un campo di azione, l’arte, le idee, gli amori, i desideri. Intende soddisfare i propri bisogni, fare trucchetti, iniziarsi, cominciare a vivere“.

Eccoli, dunque, i due mondi che si intersecano nell’ovale sacro: quello terreno – di arrivo, materiale, primitivo ma ricco di potenzialità – dell’Arcano I, e quello celeste – di ripartenza, elevato, maturo – dell’Arcano XXI. L’Umano e il Divino, La Terra e il Cielo si toccano: il Bagatto esce dalla vagina cosmica per entrare nella vita e lavorare su sé stesso con i quattro elementi a disposizione, la donna del Mondo rientra in essa sostenuta dalla forza di quegli stessi elementi, in un movimento circolare e spiraliforme che conduce l’essere umano ogni volta un passo più avanti nel suo percorso evolutivo, vita dopo vita, morte dopo morte, rinascita dopo rinascita.

BIBLIOGRAFIA:

Falcinelli, Figure, Einaudi, 2020

Jodorowsky-Costa, La via dei Tarocchi, Feltrinelli, 2014

Malaisi, Taronomia. Pincipi, metodo e deontologia della pratica tarologica, YCP, 2020

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