La nuda verità (o del nudo nel tarot)

Qualche tempo fa, parlando con un caro amico, gli ho detto che più invecchio, più cerco la verità. Quella frase è sgorgata così, spontaneamente, nel fluire delle parole tra me e lui, e confesso di esserne rimasta colpita io per prima, come fosse stato qualcun altro a parlare al posto mio, procurandomi un insight di notevole entità.

Da quel giorno, rifletto spesso sulla cosa e, in effetti, mi accorgo quanto sia fondamentale oggi, per me, relazionarmi con cose, persone e situazioni profondamente autentiche. Apprezzo l’imperfezione, la sbavatura, l’errore, l’imprecisione, il disallineamento, l’asimmetria, la debolezza. Rifuggo l’infeconda stasi della perfezione, delle categorie, degli standard, dei modelli. Nei primi, trovo la vita e la bellezza, nei secondi, la morte e l’omologazione. Dove c’è omologazione, non può esservi verità.

Con simili pensieri in mente, è nata in me una precisa consapevolezza: in cos’altro consiste il viaggio del Matto, se non nella ricerca della verità, dell’autenticità? Il Matto parte vestito e giunge alla fine del cammino completamente nudo. Non un dettaglio trascurabile, dal punto di vista simbolico. La nudità – non quella fisica – come obiettivo finale del viaggio. La nuda verità come conquista conclusiva dell’aver vissuto. La vita inizia, di fatto, nella nudità del corpo e si conclude nella nudità dell’anima.

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Ma in che modo i Tarocchi esprimono questo concetto? Vi è, innanzitutto, da notare che è “il vero” per eccellenza a percorrere la sfidante via degli Arcani Maggiori, vale a dire il Matto: quale migliore archetipo per rappresentare quell’originaria purezza dell’essere umano destinata a rivestirsi, man mano che il cammino procede, di strati di vestiario sociale che non gli appartengono e che, molto spesso, non sono neanche adatti a lui?

C’è un dettaglio, assai significativo, che rappresenta simbolicamente la volontà del Matto di spogliarsi, nell’andare, di tutto ciò che non è realmente suo e che è rappresentato dai vestiti che indossa: è l’animaletto ai suoi piedi che, nel cercare un contatto con lui, sembra volergli togliere gli abiti di dosso, cosa che, in parte, pare riuscire a fare: possiamo, infatti, pensare che i pantaloni del personaggio siano stati lacerati proprio dallo zampettare della bestiola, ciò che gli ha lasciato parzialmente scoperte le gambe. L’animale/istinto ricorda all’essere umano che, sotto la coltre delle sovrastrutture di cui inevitabilmente si troverà ad ammantarsi, giace un’essenza insopprimibile che non può rimanere inespressa o inascoltata a lungo. La ricerca della verità è un anelito che guida i passi sin dal principio.

Analizzando le lame degli Arcani Maggiori, ci si avvede subito del fatto che, fino all’Arcano XIII, non vi sono figure umane nude. Tutti i personaggi sono abbondantemente vestiti. Ciò non è privo di significato. Nell’organizzazione quaternaria delle carte che ho ideato e descritto nel mio “Taronomia“, l’Arcano senza nome apre il quarto livello evolutivo, denominato “della trasformazione”, uno snodo fondamentale nel processo di scoperta del proprio autentico Sé.

L’Arcano XIII, come è stato notato da Jodorowsky, sembra il Matto ai raggi X. Appare come uno scheletro, ancora parzialmente coperto da un pezzo di stoffa, perché il lavoro di svelamento, pur già condotto in grande profondità, è appena cominciato. L’ossatura è in primo piano, cioè, metaforicamente, l’essenziale atto a non farci crollare sotto il peso di questa prima forma di nudità interiore, in cui riusciamo a vedere con chiarezza ciò che non ci appartiene e che non vogliamo più trascinare con noi: comportamenti appresi, idealità, convincimenti eteroindotti dall’esterno che non risuonano con la nostra verità più intima. Il nudo che qui si sperimenta si manifesta sotto forma di una crisi d’identità in cui è necessario ridefinire se stessi alla luce di quanto si è eliminato: alla verità si giunge per sottrazione, non per addizione.

Così, senza difese, si giunge al cospetto del Diavolo, della propria Ombra, dove la nudità diventa aggressiva, animalesca, esibizionistica, dove non ci sono posti in cui nascondersi perché il fuoco della torcia che l’Arcano XV tiene in mano illumina l’oscurità e la rende paurosamente visibile. La verità non può essere ignorata, dev’essere affrontata con spietatezza e coraggio. Il tormento a cui questo passaggio dà origine non può essere eluso, dev’essere esperito e integrato nel proprio vissuto. Solo dopo lo si potrà ritenere definitivamente superato: per aspera ad astra, recita l’adagio latino, e mai detto fu più calzante, visto che il nudo successivo è quello della Stella.

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Nel quaternario, la Stella apre l’ultimo livello evolutivo, quello della riconnessione, ove – eccezion fatta per l’Arcano XVIII – tutte le raffigurazioni contengono personaggi nudi: la Stella, per l’appunto, il Sole, il Giudizio. In questa ultima fase, la nudità diventa simbolo della riunificazione con la propria essenza, con la propria autenticità. Non vi è più bisogno di difendersi, né da sé, né dall’altro da sé. Si entra nella totale pacificazione con l’universo, nella completa risonanza con la propria vocazione, nella piena armonia con la natura e con gli esseri umani. Non c’è più separazione tra l’interno e l’esterno, perché nella verità tutto è, davvero, Uno.

È a questo punto che il Matto, nudo e vero, raggiunge la mèta del suo viaggio, l’Arcano XXI, la propria Verità, la totalità, e danza nella gioia di essere finalmente libero e al centro del Mondo, che si adatta ordinatamente alle sue necessità, come i quattro soggetti agli angoli della carta, simboleggianti i quattro elementi naturali, stanno a testimoniare.

Il viaggio del Matto, dunque, è una ricerca iniziatica di Verità, fino all’ultimo passo. Ogni volta che accettiamo di “spogliarci” di qualcosa che sentiamo non appartenerci, stiamo inverando il “conosci te stesso” del Tempio di Apollo a Delfi, stiamo onorando la nostra verità interiore di esseri umani unici e irripetibili. A ciascuno la sua verità. Nuda, ma, paradossalmente, vestita, come il Tarot insegna. Vestita di simboli e immagini che sta a noi decifrare.

«La verità non è venuta nuda in questo mondo,

ma in simboli e in immagini»

(Vangelo apocrifo di Filippo)

Buona ricerca.

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