Calvino e i Tarocchi, destini incrociati. Invito alla lettura di “Un castello di carte. Per una lettura semiotarologica de Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino”, Aracne, 2019

Forse non tutti sanno che anche Italo Calvino, uno dei massimi scrittori del Novecento, si è imbattuto, nel corso della sua lunga e fertile carriera, nei Tarocchi. Un incontro non facile, una sperimentazione letteraria che si rivela sin da subito più ardua del previsto e che, alla fine, lascia in Calvino un senso di rabbiosa insoddisfazione per non aver ottenuto l’esito inizialmente immaginato.

Il castello dei destini incrociati è il romanzo che testimonia un processo di costruzione narrativa interamente basato sull’intreccio degli Arcani tra loro, in una vertigine combinatoria che mette a durissima prova i nervi e l’abilità dello scrittore, preso com’è a incastrare tutte le tessere del suo mosaico in modo tale che ne risulti un “incrocio di destini” perfettamente orchestrato. Egli, nel periodo della propria adesione al circolo dell’OuLiPo, prova ad applicare la logica combinatoria ai tarocchi, utilizzandoli per dare vita a veri e propri racconti “pittografici”. Sfruttando la natura intrinsecamente narrativa del loro linguaggio simbolico, apre ai tarocchi non come folkloristico strumento per predire improbabili futuri, ma come punto d’intersezione di temi tipicamente semiotici, filosofici e psicologici.

Calvino, dunque, nel 1968, stimolato dalle considerazioni di Paolo Fabbri su cartomanzia e linguaggio degli emblemi, esposte al seminario internazionale sulle strutture del racconto tenutosi a Urbino, inizia a ragionare sui Tarocchi come “macchina narrativa combinatoria“, dando avvio alla scrittura della sua Taverna dei destini incrociati, mediante l’utilizzo dei cosiddetti “Marsigliesi“, e subito rendendosi conto, tra mille difficoltà, che le carte non si lasciano “impunemente manipolare”.

E’ ormai deciso a lasciar perdere tutto, quando l’editore Franco Maria Ricci lo invita a scrivere un testo per il suo volume sui tarocchi viscontei: tutt’altro immaginario, un’altra epoca di riferimento, una diversa iconografia, la consapevolezza immediata di dover costruire a monte una precisa struttura del racconto e, infine, l’ideazione del “quadrato magico“, ideale contenitore di tutti i destini possibili. Nasce così il Castello dei destini incrociati, un vero e proprio esperimento di letteratura combinatoria che, per gli appassionati di Tarocchi, è un testo assolutamente imprescindibile. Da leggere come metafora del moderno approccio introspettivo allo strumento.

La straordinaria attualità di quest’opera, infatti, sta nell’aver svelato la natura intrinsecamente narrativa, e non divinatoria (Chi ha paura del Tarot?), di queste carte: esse costituiscono un efficacissimo mezzo di narrazione e di auto-narrazione che consente a chi li utilizza di raccontarsi attraverso il linguaggio del simbolo, lasciando emergere in superficie emozioni, ricordi, blocchi e paure e, allo stesso tempo, creando nella persona una nuova consapevolezza del proprio vissuto. Alla luce delle moderne tecniche tarologiche — volte alla narrazione di sé nel momento presente — il lavoro di Calvino assume un carattere estremamente attuale, potendosi ritrovare in esso temi e concetti tipici di tali pratiche. Per approfondire questi e molti altri aspetti dell’opera calviniana in relazione all’utilizzo corrente dei Tarocchi, invito alla lettura del mio saggio Un castello di carte. Per una lettura semiotarologica de Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino“, Aracne, 2019.

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